Ora li chiamano ultra-trasformati, o ultra-processati, e sono quelli proposti dalla grande industria . Sì, d’accordo, sappiamo che non fanno bene ma si cercano nuove prove, la “pistola fumante” per provare a limitare la diffusione di queste merci. Una è stata trovata, di recente, dai ricercatori francesi del French NutriNet-Santé. Se noi inseriamo nella dieta un 10% in più di cibi ultra-trasformati, abbiamo un rischio di mortalità per tutte le cause del 14% superiore rispetto alla norma. E’ tantissimo.
Troppe aggiunte e impoverimenti
Il lavoro, effettuato su 45 mila persone del network – e firmato da un’università prestigiosa, come la Sorbona – questa volta è difficile da dismettere dai soliti amici scettici. Riportato dai giornaloni francesi e anglosassoni e, soprattutto, pubblicato sulla rivista medico-scientifica JAMA Internal Medicine. Troppo trasformati per una buona alimentazione. Si aggiungono zuccheri, additivi, dolcificanti, grassi, conservanti, sale e – parallelamente – si impoverisce la quota dei nutrienti naturali presenti negli alimenti. Non fa bene alla salute a più livelli e ora si vede anche l’impatto diretto sulla mortalità. Si muore di più e prima del dovuto.
Ultra-trasformati dovunque
Parliamo di centinaia di prodotti che si adagiano sui banchi dei supermercati. Burger (anche quelli vegan), cereali zuccherati, prodotti di origine casearia, da forno surgelati, lattine con vari ex-cibi dentro, bevande di ogni tipo, piatti pronti confezionati, snack, merendine e quant’altro (per non parlare del cibo fast-food…). Nel frattempo, il processo industriale spazza via le sostanze che, invece, hanno un buon profilo nutrizionale. Saranno anche comodi, costeranno a volte persino di meno, e qualche volta possiamo anche permetterceli, ma a patto di non basare la nostra dieta su questi pseudo-alimenti. Perché, in questo caso, si vede un aumento di mortalità, per lo più dovuta a cause cardiovascolari e al cancro.
Mai troppo tardi
Due note sullo studio NutriNet-Santé, rimandandovi per approfondimenti al lavoro originale qui sotto. Tecnicamente, è uno studio prospettico osservazionale. Cioè, sono state seguite nel tempo 45 mila persone dal 2009 ad oggi, incrociando i dati relativi alla loro alimentazione e stile di vita con i dati sulla mortalità per tutte le cause. Responso: meno cibi ultra-trasformati vuol dire meno probabilità di morire per qualsiasi causa. Attenzione: si sta parlando di una popolazione dai 45 anni d’età in su. Quindi, anche se da giovani avevamo mangiato “non benissimo” c’è sempre tempo per recuperare. Ora questi francesi dicono di voler seguire la pista con nuovi studi. Vedremo.
BIBLIOGRAFIA
Schnabel L et al. Association between ultraprocessed food consumption and risk of mortality among middle-aged adults in France. Jama Internal Medicine, 11 febbraio 2019 (ahead of print)
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30742202