Lo beveva anche Pinocchio (grazie alla Fata Turchina) e se ne parla nei romanzi di Pirandello, di Tomasi di Lampedusa e in Gian Burrasca. Parliamo del rosolio, il liquore con petali di rosa. Di sicuro un goccino, con moderazione, riscalda nelle giornate fredde: lo facciamo a maggio, il mese delle rose.
L’elisir che abbatte barriere
Una specialità siciliana ma anche piemontese: è il “ros solis”, la rugiada del Sole. All’epoca si chiamava ancora “elisir“. In virtù della gradazione alcolica, si offriva spesso agli ospiti per superare convenevoli e timidezze e andare al punto.
Un florilegio di rosolio
Di rosoli ne esistono tantissimi, come testimoniato da Pellegrino Artusi di Forlimpopoli nella sua opera massima: “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” (da rileggere, se non altro per gustare la sua prosa). Rosolio di cedro, d’anice, del Portogallo e persino quello tedesco: un proliferare di rosoli ottocenteschi. Ma andiamo al punto.
Già l’Artusi metteva in guardia…
La partita si gioca sui petali di rosa che donano il sapore ad alcol, zucchero e acqua. Esistono poi diverse varianti per cui si immette – al posto della rosa – la vaniglia, le arance, la menta, il cumino, lo zafferano o il caffé. Dipende dai gusti. L’Artusi preferiva il rosolio d’anaci, cioè l’anice, tipico della sua Romagna. Ma già all’epoca il gastronomo esprimeva il suo disappunto: «Qui – scrive – verrebbe opportuna una tiratina di orecchi a coloro che adulterano per un vile e malinteso guadagno, i prodotti del proprio paese, senza riflettere al male che fanno, il quale ridonda il più delle volte a danno di loro stessi». Eh già…
Una ricetta per l’elisir
Un etto di petali di rosa (non trattati, cioè del vostro giardino o rose bio) e 100 grammi di zucchero. In un mixer frullate. Poi aggiungete mezzo litro d’alcol (90-95°). Lasciate riposare in una bottiglia chiusa ermeticamente per 15-20 giorni. Niente luce, va bene anche un armadio. Al termine, nella mistura versate uno sciroppo fatto scaldando 200 grammi di zucchero in mezzo litro d’acqua. Riporre nell’armadio per dieci giorni. Ogni tanto date una scossa alla bottiglia. Poi filtrare, imbottigliare e consumare ma non prima di ulteriori tre mesi.