Il momento migliore per consumare l’Ortica e cucinarla è la primavera quando si sviluppano i giovani getti e ancora non appaiono i fiori. Una volta fatta bollire non darà più alcun fastidio. Anche cotta da sola è buonissima ma i suoi usi, dopo averla raccolta, sono davvero molti: si fa un ottimo pesto sostituendo il Basilico con l’Ortica sbollentata per pochi minuti (e il parmigiano o con il lievito in scaglie se vogliamo un pesto vegano!); possiamo sostituire gli spinaci per farcire torte rustiche e ravioli (con tofu in versione vegana), oppure preparare una vellutata con aggiunta di patate e cipolla, aromatizzata con noce moscata. Anche i semi essiccati sono ottimi per aromatizzare brodi e zuppe invernali e possono essere aggiunti a un gomasio fatto in casa.
L’Ortica è una pianta “marziana”
Ma c’è un aspetto meno conosciuto: la sua forza di Marte. «L’effetto urticante che da lei prende nome – ci spiega Matteo Politi, uno degli Autori del dossier, insieme a Michela Clemente – non ha fermato nessuno dall’apprezzarla come medicina, alimento, fibra o pigmento per tessuti. Dalla prospettiva simbolica tipica dell’erboristeria antica, la capacità di pungere e irritare riflette una caratteristica combattiva, da cui l’affinità di questa pianta con l’archetipo Ares/Marte, divinità greca e pianeta astrologicamente associato alla guerra e al fuoco. Ragionando per analogia l’Ortica diviene un aiuto per rafforzare i propri confini e le strategie di difesa».
Conosciuta anche per il sostegno alla virilità
«Dopo la raccolta la sua affinità con Marte – continua Politi, naturopata, ricercatore dell’Università di Chieti e da lungo tempo impegnato nell’esplorazione delle piante medicinali – si estende anche sul piano della virilità. La pianta si può avvalere del vento per il trasporto del suo polline, ma se questo manca basta un raggio di sole per innescare micro-esplosioni di polline fecondante. Per questo l’Ortica è nota per l’impotenza, ma tale aspetto è parte di un’azione più complessa di portare vitalità, quindi specialmente indicata per costituzioni spossate e che fanno fatica a reagire».
Un integratore naturale nascosto nelle siepi
«La vitalità, tipica della primavera, che deriva dalla sua assunzione è in parte legata alla capacità di stimolare la produzione di globuli rossi da cui deriva l’effetto anti-anemico; ciò si deve all’elevato contenuto di ferro, uno dei principali fattori stimolanti la produzione di emoglobina. Dalla presenza di altri minerali come magnesio, zinco, potassio e silicio deriva l’effetto remineralizzante utile anche nei casi di osteoporosi; risulta quindi particolarmente raccomandata per integrare diete vegane o simili. Questo generale effetto tonico (corrispettivo a Marte), che in termini scientifici può essere interpretato come stimolazione delle difese immunitarie, è stato osservato anche nel contesto di allevamenti ittici. Alcuni ricercatori italiani hanno recentemente riassunto dati che evidenziano come l’integrazione della dieta con Ortica favorisca la resistenza di tali specie alle avverse condizioni di allevamento».
Dossier dedicato alle erbe più comuni, onnipresenti
Sul numero 84 de L’altra medicina, ora in edicola, parliamo anche di altre comuni piante dei nostri luoghi, oltre all’Ortica. Prima di tutto bisogna saperle riconoscere, evitando errori e confusioni con i vegetali dal simile aspetto, che potrebbero rivelarsi tossici. In realtà, nella raccolta basta un po’ di esperienza ma i novizi è meglio che si facciano accompagnare da esperti. Si raccolgono in primavera, fino alla prima estate, quando è più probabile reperirle nel loro tempo balsamico. Torniamo quindi su Camomilla (per l’intestino), Malva selvatica, Tarassaco (ottimo diuretico ma non solo), Menta, Piantaggine e Quercia. Certamente c’è molto altro, ma intanto partiamo dal basic…