Perché, con la stessa malattia, alcune persone guariscono e altre no? E guariscono magari anche se la prognosi era negativa? Ospitiamo il contributo di Erica Francesca Poli, medico psichiatra e counselor, da anni impegnata nello studio delle interazioni tra mente e corpo e del loro ruolo nei processi di guarigione.
Guarigione: parola potente, parola misteriosa. Anche per il medico, forse, paradossalmente: soprattutto per il medico moderno che tanto spesso si trova a confrontarsi con patologie croniche, degenerative o incurabili, come tumori, malattie neurologiche, malattie psicosomatiche, disturbi mentali, malattie autoimmuni e così via. In qualità di medico che la medicina la vive, la pratica e la ama, lo dico: curare e guarire non sono affatto la stessa cosa. Sono concetti profondamente diversi, anche etimologicamente ed attengono a processi altrettanto differenti.
Straordinari casi di guarigione: che cosa è successo?
La medicina occidentale indubbiamente è insuperabile nel trattamento delle patologie acute, sopratutto nei casi in cui l’opzione chirurgica risulta necessaria, ma si scontra e fa naufragio assai spesso con l’iceberg della malattia cronica, tumorale e degenerativa.
In questi casi la guarigione non sembra possibile e l’unico orizzonte è la cura, spesso solo palliativa.
Eppure c’è anche chi guarisce, ci sono casi, documentati come straordinari, in cui la guarigione accade. Inspiegabilmente. Miracolosamente. Nella carriera di ogni medico si annovera almeno uno di questi casi, assai spesso molti di più. Ma il fatto è che il sapere accademico si è più di frequente concentrato su chi si ammala piuttosto che su chi guarisce o non si ammala affatto.
Stessa malattia con esiti diversi: perché?
E allora perché di fronte alla stessa malattia alcuni si aggravano e altri guariscono? Questo interrogativo mi ha accompagnata fin dai tempi dei miei studi universitari ed ancora più negli anni della mia specializzazione quando, giovane psichiatra, mi occupavo di psichiatria di consultazione ovvero svolgevo il ruolo di consulente nei diversi reparti dell’ospedale.
Lì ho compreso giorno per giorno sempre più profondamente come corpo e cervello dialoghino tra loro e si influenzino reciprocamente, nella salute come nella malattia. In quel tempo ho intuito come quelle cosiddette guarigioni miracolose, che sfuggono ai normali criteri medici, non fossero altro che la punta dell’iceberg della potente e non ancora del tutto chiara interazione tra psiche e corpo.
Stimolare l’autorigenerazione
Per questo ho trascorso gli anni della mia professione fino ad oggi lavorando al confine tra corpo e mente, vedendo senza esagerare qualche migliaio di pazienti e cercando nuovi strumenti e nuove tecniche di cura e guarigione, in un costante sforzo di apertura della mia mente a nuovi paradigmi che mi hanno condotta a formulare quelli che ho chiamato i Sette Principi della Nuova Medicina Integrata, frutto della esperienza clinica sul campo integrata con i risultati delle più recenti ricerche di neuroscienze, psicologia e fisica quantistica.
Si tratta di principi in grado di guidarvi lungo le strade della sinergia terapeutica che rafforza le cure ufficiali con trattamenti innovativi e percorsi complementari che consentono di sfruttare la capacità autorigenerativa del nostro organismo e il potere della nostra consapevolezza.
Il potere della psiche nei processi di guarigione
La biografia e la biologia di un individuo sono profondamente interconnesse e la storia psichica, emotiva, affettiva lascia una memoria nel corpo, ne condiziona la fisiologia e i processi.
Lo aveva già mostrato nel 1975 il cardiologo Herbert Benson, che pubblicava sulla prestigiosa rivista Science uno studio in cui i suoi pazienti, grazie alla meditazione trascendentale, avevano miglioramenti molto maggiori rispetto a pazienti che venivano sottoposti soltanto a terapie convenzionali.
I testi di Candace Pert, Deepak Chopra, Bernie Siegel, Bruce Lipton, Lyssa Rankin – per citarne solo alcuni tra i più divulgativi e adatti ad un vasto pubblico – descrivono chiaramente le molte evidenze cliniche e scientifiche del ruolo che la psiche ha nella malattia e nella guarigione e della profonda interconnessione tra psiche, sistema nervoso, sistema endocrino ed immunitario. La guarigione completa passa infatti per la cura delle ferite psichiche e il superamento dei blocchi emozionali, degli schemi e delle credenze limitanti.
Ascoltare il messaggio della malattia
Ciò che in tutte le storie, seppure diverse, di guarigioni cosiddette straordinarie che ho avuto modo di studiare, era sempre presente è il cambiamento, la trasformazione, il passaggio da un prima ad un dopo, nel mezzo del quale vi era l’accettazione della malattia come messaggero, portatore di un’informazione da raccogliere. Non è bene voler sopprimere il messaggero senza averne raccolto il messaggio, e chi guarisce scopre che la “mal-attia” diventa “ben-attia”, messaggero di mutamento esistenziale e dunque di guarigione piena.
Tuttavia, l’idea che la biografia divenga biologia pur richiamandoci all’assunzione di una responsabilità attiva di fronte alla malattia non significa che dobbiamo sentirci in colpa o biasimarci per la malattia che viviamo.
È assai raro, se non impossibile, che qualcuno si ammali per una scelta conscia: piuttosto la malattia fisica è l’esito di un processo che avviene al di fuori della consapevolezza, frutto di emozioni represse, schemi inveterati, atteggiamenti autosabotanti, blocchi interiori che al termine di un iter più o meno lungo – che coinvolge ormoni, neuropeptidi e processi biologici – risultano nocivi per il corpo. La comparsa del sintomo ci dà, infine, l’estrema opportunità di comprendere e guarire, ma questo significa varcare la soglia dell’inconscio.
Lavorare sulle credenze inconsce
Questo è il secondo principio di anatomia della guarigione: possiamo oggi affermare con certezza che subconscio ed inconscio esistono. Essi corrispondono a precise aree neuroanatomiche e guidano la nostra vita assai più di quanto pensiate. Funzionano secondo le leggi della suggestione, del linguaggio per immagini, della ripetizione. La mente sub-conscia è come un processore di pensiero, assai più rapido della mente conscia, con un potere computazionale 10mila volte superiore.
La mente subconscia presiede a tutte le migliaia di processi fisiologici che accadono al di fuori della coscienza, ma anche alle azioni automatiche, alle abitudini e alla memoria implicita e procedurale.
Questa mente subconscia prende alla lettera tutte le immagini alle quali viene consentito di filtrare attraverso la vostra mente ed è regolata dalle credenze, quelle convinzioni che informano alla base la visione della vita, comprese le vostre concezioni circa la salute e la malattia. Qui abitano i segreti dell’autoguarigione.
Metodi di ri-programmazione
Oggi sappiamo che subconscio ed inconscio possono essere modellati, trasformati, guariti ed è stata compresa anche la base neurofisiologica di questa trasformazione.
Il fenomeno fisiologico che permette di integrare scientificamente inconscio di Freud, inconscio di Jung, inconscio della psicologia e dello sciamanesimo o dell’alchimia in una straordinaria unificazione di intenti si chiama neuroplasticità.
È la neuroplasticità – la possibilità per il cervello di trasformare le reti neurali, plasmarle e ricrearne di nuove – il meccanismo su cui fanno leva efficacemente tecniche antiche e moderne di guarigione tramite affermazioni, visualizzazioni e mutamento delle parole: in sostanza si tratta di modi per de-programmare e ri-programmare la vostra mente sub-conscia che riceve appunto direttive tramite la ripetizione, il ritmo e le emozioni. Queste ultime, le emozioni sono la vera porta non solo verso il subconscio, ma ancor più verso l’inconscio. Esse sono come un ponte tra la mente conscia e il corpo: in questo senso, davvero, il soma diviene teatro del nostro inconscio, proscenio dei nostri traumi irrisolti e delle ferite aperte e per questo, suscettibile di malattia, in quanto strumento dell’espressione del conflitto emotivo. Per questa ragione non si può prescindere dalle emozioni in un processo di guarigione.
Le emozioni come ponte tra la mente e il corpo
Il terzo principio di anatomia della guarigione riguarda appunto il fatto che le emozioni sono centrali per la nostra sopravvivenza e per il nostro benessere psicofisico.
Esse sono messaggeri vitali, che si sono evolute come segnali per l’autoconservazione e la sicurezza, in quanto mezzi di risposta agli stimoli del mondo esterno e del mondo interno.
Le emozioni nell’infanzia sono il fulcro dello sviluppo e del funzionamento cerebrale e lungo tutta la vita sono la fonte del benessere e delle capacità di autoguarigione e riparazione dallo stress, in quanto eventi fisiologici, con basi neurobiologiche e correlati corporei ben precisi.
Le emozioni – e come esse vengono elaborate dentro di noi – costituiscono il tema centrale della nuova medicina integrata, forse il tema più rilevante mai esaminato finora, perché le emozioni sono universali, ubiquitarie, entrano in gioco in ogni situazione umana, in ogni ambito della nostra vita e condizionano tutti i parametri fisiologici. L’emergere di conoscenze sempre più raffinate sul funzionamento del sistema emotivo umano sta cambiando il modo in cui vediamo la salute e la malattia.
La nostra essenza energetica
E questa è insieme una sfida e una opportunità: per il cosiddetto paziente, perché se le emozioni sono alla base del benessere psicofisico, nessuno può più tirarsi indietro dall’assumersi la responsabilità del proprio stato e delle cure che sceglie e per il medico perché il tema delle emozioni come ponte tra la mente e il corpo costringe necessariamente ad un’ottica finalmente integrata di psiche e soma.
Occuparsi di emozioni conduce necessariamente a quello che ho chiamato il quarto principio di anatomia della guarigione che riguarda l’energia, come essenza stessa della vita. Le emozioni hanno a che fare, infatti, con salite e cadute di energia, e quando vengono percepite, sono simili ad onde e come le onde raggiungono un picco per poi scemare ed essere seguite eventualmente da un’altra onda.
Le emozioni dunque ci ricollegano nel modo più essenziale e intimo all’avventura e all’esperienza del flusso energetico dentro di noi.
La fisica quantistica incontra le tradizioni millenarie
La nostra vita, e tutta la vita intorno a noi, hanno un’esistenza energetica. Esiste una completa interconnessione, una matrice che sottende la materia in cui le leggi spazio temporali non esistono più. Esistono vibrazioni e possibilità di trasformazioni istantanee. Ce lo dice la fisica quantistica e ci dice anche che queste leggi dell’infinitamente piccolo e della natura vibrazionale della realtà governano anche il nostro corpo, la nostre cellule, il nostro DNA.
Questo rende ragione delle intuizioni millenarie circa il ruolo creatore della parola, e il potere di quelle tecniche che saltano il livello materico e partono dalla parola, dalle immagini, dal sentire, come la preghiera, i mantra, le visualizzazioni, l’ipnosi e così via. Neuroscienze e fisica quantistica oggi supportano le tradizioni spirituali più antiche con evidenze assolutamente non più trascurabili.
La ricerca dell’Anima come via di guarigione totale
Ma se la matrice funziona con principi di non località, olografici, secondo un tempo non lineare, nell’istantaneità e in modo vibrazionale, quale parte di noi può interagire con tutto questo se non quella parte che da sempre è indagata da scienziati, filosofi e religiosi? Insomma, parliamo di quella parte invisibile, vibratile, senza tempo, non locale cui diamo il nome misterioso di Anima.
La fisica stessa finisce per condurci a dover almeno ipotizzare la presenza di un’Anima che tenga unita la realtà visibile e la realtà quantistica.
E la ricerca dell’Anima come via di guarigione totale è il quinto principio dell’anatomia della guarigione.
Ho compreso in ormai quindici anni di lavoro sul campo che la guarigione completa passa proprio dal raggiungimento del piano superiore, il piano dell’Anima.
Molte evidenze sperimentali – da quelle delle neuroscienze relative allo sviluppo e all’attivazione della corteccia prefrontale a quelle della medicina di rianimazione relative alle esperienze di pre-morte (NDE) – ci conducono oggi ad affermare l’esistenza dell’Anima fino agli estremi della sua immortalità.
Comprendete bene, dunque, che se questi sono i reali fenomeni del nostro esistere, allora il paradigma medico non può che trasformarsi. E questo è il sesto principio di Anatomia della guarigione.
La nuova medicina integrata e il vademecum della guarigione
Esiste oggi la possibilità di impiegare una medicina seriamente integrata che, sulla base di studi rigorosi e scientificamente validati, vada sempre più nella direzione di attivare la salute dall’interno e, penetrando nei meccanismi più sottili della nostra essenza, impari ad usarli per le reali potenzialità che hanno.
Molto già è conosciuto ed è per questo che il settimo ed ultimo principio di Anatomia della guarigione riguarda un vademecum di decodifica della malattia a partire dalla lesione energetica che l’ha determinata che ho personalmente tracciato a partire dalla ricerca sul campo.
Il punto fondamentale su cui si basa è che, nella guarigione, come oggi siamo giunti ad intenderla, la malattia è un processo che parte, non già dall’organo, nè dal tessuto, nè dalla cellula, ma dai piani che sottendono tutto questo, il piano delle funzioni biochimiche ed immunitarie, che sono a loro volta l’espressione dei processi emozionali e prima ancora energetici.
Entriamo in noi stessi e scopriamo cosa sta succedendo
Se, dunque, i sei principi che abbiamo prima enunciato sono affidabili – ed è ormai enorme la mole di dati scientifici a supporto di questi principi – allora la malattia è l’espressione finale di un processo che, se visto alla luce degli aspetti psichici, emotivi ed animici, è un processo di guarigione. La malattia è il tentativo di guarire. Interpretarla, comprenderla, ripercorrerla a ritroso è guarire. E per fare questo sono necessarie due cose: un sistema di decodifica e la volontà di utilizzarlo. Così, nel settimo ed ultimo principio, ciò che viene enunciato è che potete avere, oggi, una chiave di lettura di ciò che vi accade: la decodifica vi permette di metterlo in corrispondenza con il piano di esistenza da cui probabilmente origina e comprendere quale intervento sia preferibile utilizzare. Questo può accadere se decidete che ora, da ora in poi, siete responsabili di voi stessi, di ciò che vi accade e di ciò che siete.
Abbandonate il lamento e la paura e così iniziate a vedere, vi risvegliate, decodificate la vostra realtà, ben consapevoli che ciò che vi accade non è un caso e che voi avete al vostro interno le chiavi per comprenderlo e guarirlo.
Erica Francesca Poli
Note Biografiche dell’autrice
Erica Francesca Poli è medico psichiatra, psicoterapeuta e counselor.
Membro di società scientifiche, tra cui IEDTA (International Experiential Dynamic Therapy Association), ISTDP Institute e OPIFER (Organizzazione Psicoanalisti Italiani Federazione e Registro), annovera un’approfondita ed eclettica formazione psicoterapeutica che le ha fornito la capacità di affrontare il mondo della psiche fino alla spiritualità, sviluppando un personale metodo di lavoro interdisciplinare e psicosomatico. In continuo aggiornamento, attraverso la partecipazione attiva e l’organizzazione di corsi, congressi e pubblicazioni scientifiche, si dedica allo sviluppo della medicina integrativa con l’implementazione della farmacopea tradizionale con fito e nutriceutici, e l’utilizzo di tecniche terapeutiche innovative e fortemente radicate nelle nuove conoscenze neuro scientifiche sul funzionamento della unità psichesoma.
È autrice del libro “Anatomia della Guarigione. I sette principi della Nuova Medicina Integrata”, Anima Edizioni.
Per contatti: www.ericapoli.it