Traduciamo i passi salienti di un articolo apparso sulla rivista americana Time.
I funghetti psichedelici del genere Psilocybe, presenti da sempre su alcune nostre colline, sembrano in grado di trattare la depressione. Studio apparso un mese fa sulla rivista Lancet Psychiatry.
«Per la depressione c’è un nuovo, sebbene controverso, approccio ora considerato dagli scienziati. Il gruppo di Robin Carhart-Harris, ricercatore di Neuropsicofarmacologia all’Imperial College di Londra riporta incoraggianti risultati ottenuti su un piccolo gruppo di persone curate con psilocibina». Anche conosciuti come ‘Magic mushrooms’, questi funghi contengono psilocibina, una droga psichedelica che promuove allucinazioni e riduce le inibizioni.
«Studi precedenti hanno dimostrato che nelle persone colpite da depressione alcune parti del cervello associate all’auto-riflessione tendono ad essere sovrattive. E gli esperti pensano che questo possa contribuire al ruminare sempre gli stessi pensieri e al pensiero negativo che è un segno distintivo di questa malattia.
«Poiché la psilocibina può avere invece un effetto opposto sul cervello, Carhart-Harris ha cercato di capire meglio come la psilocibina possa agire sulla depressione. Nel loro piccolo studio pubblicato su Lancet Psychiatry hanno studiato dodici persone depresse che non avevano risposto ad almeno due trattamenti precedenti per la depressione. Hanno somministrato due dosi di psilocibina e scannerizzato i loro cervelli mediante risonanza magnetica funzionale. I dodici partecipanti dovevano anche rispondere a domande all’inizio e periodicamente dopo tre mesi.
«Dopo una settimana, tutti hanno riportato un miglioramento nella loro depressione e due terzi di loro era ‘depression-free’.
«A tre mesi il 58% mostrava un miglioramento, cinque erano in remissione e cinque hanno avuto una recidiva. «L’efficacia del trattamento è impressionante e sembra essere ben tollerato», dice Carhart-Harris.
In un editoriale di accompagnamento Philip Cowen, professore di Psicofarmacologia dell’università di Oxford, concorda sul fatto che i risultati siano incoraggianti ma chiede approfondimenti.
Carhart-Harris è convinto che la psilocibina lavori in un modo unico sulla depressione. «Per definizione il termine ‘psichedelia’ significa ‘rivelare la mente’ così quello che gli psichedelici come la psilocibina offrono è un modo per rivelare cose difficili da vedere ma che possono contribuire a generare depressione: cose che sono successe in passato, relazioni o altri problemi che noi tendiamo a metterci alle spalle ma che vanno a costruire la depressione». E’ lo stesso modo d’azione della psicoterapia ma forse i funghi agiscono più rapidamente.
«Questi risultati – continua Time – sono parte di un crescente corpo di ricerche che esplorano modi più efficaci di curare la depressione. Anche i lavori sulla ketamina, una popolare ‘club drug’ per i suoi effetti dissociativi, sembrano incoraggianti. «Le persone depresse soffrono», dice Philip Muskin, professore di Psichiatria alla Columbia University di New York. «Riuscire a pensare ‘outside the box’ è cruciale e noi dobbiamo pensare a nuovi composti per trattare la depressione. Ma dobbiamo essere cauti. Non è che ogni persona depressa dovrebbe prendere questi funghi…».
Più ricerca sulle sostanze psichedeliche per trattare le malattie mentali sarebbe auspicabile. «Penso che è un filone di ricerca molto eccitante», osserva Muskin. «E diovremmo analizzare scientificamente come gli psichedelici possano aiutare i nostri pazienti. Se anche un solo paziente si sentisse meglio, sarebbe fantastico».
Fonte: http://time.com/
Link al lavoro originale su Lancet Psychiatry:
http://www.thelancet.com/pb/assets/raw/Lancet/pdfs/S2215036616300657.pdf
Il solito PS: non raccogliere e ingerire funghi se non sappiamo che cosa sono, alcuni sono mortali.