L’omeopatia propone alcuni rimedi per la faringite acuta o mal di gola. Vediamo quelli di più comune impiego (e come utilizzarli).
Questi rimedi coprono la maggior parte dei casi di faringite acuta, non tutti. Una prescrizione profonda, più centrata, richiede un consulto medico. In ogni caso ecco alcuni dei rimedi più utilizzati.
Belladonna
Quando la gola è arrossata e proviamo una sensazione di secchezza. Fa male, a volte anche al collo. Fatichiamo a deglutire. A volte c’è anche qualche linea di febbre e si suda. Se la febbre non passa rapidamente, aumenta, o subentra la tosse è sempre opportuno vedere un medico. Ricordiamo che Belladonna omeopatica è il rimedio tipico degli “sfoghi”, possono essere improvvisi mal di gola, otiti, raffreddori, congiuntiviti, ma anche le malattie esantematiche dei bambini. Le persone che rispondono bene al rimedio sono quelle che si “raffreddano” facilmente.
Phytolacca (nell’immagine)
Come Belladonna ma in più sentiamo che le tonsille sono ingrossate. Il dolore si irradia fino alle orecchie. Può esserci anche raucedine e raffreddore.
Mercurius solubilis
Anche qui la gola è arrossata e possono vedersi puntini bianchi sulle tonsille. L’alito non è propriamente profumato…questo rimedio è utile soprattutto nelle donne mercuriali, tipicamente freddolose e sensibili ai cambi di temperatura (come lo è il Mercurio). Spesso queste persone soffrono di reumatismi e di infiammazioni delle vie respiratorie.
Le dosi per ciascuno dei tre rimedi: 5 granuli 7CH ogni 2-8 ore (a seconda dell’intensità del sintomo)
Insieme alla terapia omeopatica possiamo anche fare un gargarismo.
Usiamo la tintura madre della Phytolacca, cui si può aggiungere quella di Calendula. Basta aggiungere in un bicchiere di acqua calda 20 gocce per ciascuno dei due preparati. Bere a piccoli sorsi, facendo arrivare in gola, tenendolo per qualche secondo, e poi emettere.
Le tinture si trovano nelle erboristerie e farmacie (non tutte). La Calendula contiene principi lenitivi. Meno conosciuta è la Phytolacca decandra. Si tratta di una pianta originaria del nord-America ma oggi presente anche da noi, negli spazi incolti: alcuni la chiamano Erba amaranta per il colore delle sue bacche. Queste bacche non vanno consumate perché sono velenose.