Prendersi cura di una persona in grave difficoltà, magari un nostro caro, può essere durissimo sul piano personale. Ma ci sono iniziative interessanti: un aiuto può derivare dalla pratica Zen.
Negli Stati Uniti aprono centri dedicati all’insegnamento della "contemplative care": tradotto nei nostri termini significa che si insegna lo Zen, e i principi del buddismo, per supportare le persone che prestano cura agli altri. Spesso, un genitore anziano, ammalato e che non c’è più con la testa. Dura da sopportare per chiunque.
Eppure anche questa dura prova può essere gratificante. Ecco cosa dice Jennifer Block, un’insegnante dello Zen Hospice a San Francisco: "Prestare cura è un modo per dire come vorremmo che sia il mondo. Impariamo che cosa significa essere anziani. Impariamo ad avere un contatto stretto, intimo, con una persona anziana, magari un nostro genitore, e questo è la prima volta che lo facciamo da decenni. Non è necessariamente piacevole, né facile. Ma l’alternativa è quella di non assistere al capitolo finale, e questa è la vera perdita".
Si potrà dire: belle parole. Ma subito dopo, prendiamo tempo per riflettere. Lasciamo andare il pensiero su quello che proviamo. La risposta – dice Jennifer – è la compassione. Il desiderio di alleviare il dolore. L’attenzione mitiga il dolore.
In questi centri si occupano di persone in grave difficoltà. Si insegnano i principi della cura contemplativa, si pratica la meditazione. Si esplorano i rapporti che ciascuno di noi ha con l’invecchiamento, la malattia, la morte, la perdita. Tutti possono raccontare la loro storia, la situazione che stanno affrontando. «E noi – dice Jennifer Block – insegniamo i principi del buddhismo: equanimità, compassione, la sensazione che tutti noi siamo profondamente connessi».
Alcuni centri di "contemplative care", che si ispirano allo Zen:
http://carebeyondmeasure.org/cbmprod/
http://zencare.org/
http://www.upaya.org/index.php
«La vita e la morte sono di suprema importanza. Il tempo passa e le opportunità svaniscono. Dobbiamo lottare per restare svegli. Svegli. Coltiviamo la nostra attenzione, non buttiamo via la nostra vita».
Dogen Zenji (monaco buddista giapponese, 1200-1253 d.C.)