Un’antica storia indiana è ancora oggi di grande attualità: parla degli errori che commettiamo quando mangiamo.
Un giorno Annapurna, dea della natura e dispensatrice di cibo, si recò da Brahma, il Signore, per chiedere consiglio: non riusciva a capire gli esseri umani e non sapeva come comportarsi con loro. La dea iniziò a lamentarsi: «Non so più come fare, vengo umiliata ogni giorno, gli uomini mi mangiano e mi consumano male». Brahma, dopo attenta riflessione, rispose: «Se gli uomini ti consumano e mangiano male, allora tu mangia e consuma gli uomini».
In che cosa consiste per il pensiero indiano questo "mangiare male" la Natura? E’ una mancanza, un difetto di attenzione, di rispetto e di consapevolezza. Consumiamo tutto, troppo e velocemente, senza pensarci. Ne deriva che il cibo, che proviene dalla Natura, si arrabbia e si ribella. Non è solo il fatto che scegliamo alimenti sbagliati, e deprediamo la Natura in modo sconsiderato, ma la modalità con cui ci avviciniamo al loro aspetto sacrale, come sonnambuli o automi.
Alimentarsi, per la tradizione indiana, è un atto divino: nel processo della digestione i cibi vengono "cotti" dal principio del fuoco, Agni. E’ questo principio che ci mantiene in vita, che ci permette di trasformare gli alimenti in energia e nutrienti. Così, con grande spirito d’osservazione, l’Ayurveda descrive quello che noi oggi chiamiamo "metabolismo".
Agni è presentato nei Veda, è un concetto religioso. I problemi sorgono quando perdiamo contatto con l’Origine, e questo accade quando la nostra mente è turbata, quando le emozioni negative si affollano nella nostra mente. Il fuoco/Agni dentro di noi perde forza e il cibo si trasforma in sostanze tossiche dette "Ama", che letteralmente significa "cibo non cotto". E’ tutto il corpo ma anche la nostra mente a subire l’avvelenamento.
Perciò, i medici ayurvedici, per impedire che il cibo "mangi gli uomini", prescrivono innanzitutto di acquisire consapevolezza nell’atto di alimentarci. I pensieri sono importanti, anche loro devono essere "digeriti". Tutti i nostri sensi e i nostri pensieri devono dirigersi armonicamente nella stessa direzione: prestiamo attenzione all’odore, al colore, al sapore, e facciamo silenzio. Coltiviamo dentro di noi la gratitudine per i doni di Annapurna.
Ne abbiamo parlato in modo più ampio sul numero 2 della rivista.