Per la medicina tibetana, l’Haritaki è il ‘re delle medicine’. E’ il frutto di una pianta, o la pianta stessa, su cui si è indagato ancora poco.
La pianta si chiama Terminalia chebula, nativa dell’Himalaya. In India, l’Ayurveda usa soprattutto i frutti (nella foto), ed è ben conosciuta anche dalla medicina tibetana (la chiamano ‘A-ru-ra’). Queste medicine, che classificano la pianta in sette tipi, attribuiscono a Terminalia numerose proprietà terapeutiche.
In particolare, sulle ferite, le micosi, le infiammazioni della bocca, asma e tosse. Regolarizza l’intestino, si usa come purgante per la presenza di antrachinoni ed è considerata un ringiovanente e un purificatore.
Molte storie mitologiche accompagnano l’impiego di Haritaki, o A-ru-ra: per l’India la pianta è un dono di Visnu, per il Tibet di Amrita, Dio della medicina. Nella tradizione è designata anche come la ‘madre degli esseri umani’.
In Occidente negli ultimi tempi si vedono pubblicate diverse ricerche, non solo indiane. In termini scientifici molto resta ancora da accertare, quello che è certo è che si tratta di un vegetale molto ricco in antiossidanti.
Due tipi di Terminalia entrano nella composizione di Triphala, nome di un rimedio conosciuto anche da noi. Si considera un ‘tonico’ ed è un’antica preparazione ayurvedica che comprende tre piante. ‘L’erba millenaria per il benessere’ titolava, poco tempo fa, un quotidiano nostrano in un articolo.
http://www.lastampa.it/2013/07/29/scienza/benessere/medicina-naturale/triphala-l-erba-millenaria-per-il-benessere-leBEa3mvAT1h8fVF2iXicN/pagina.html
E in Occidente cosa si dice?
Indiani e tibetani disputano da secoli sulle proprietà di Terminalia. Non si trovano d’accordo su tutto ma di sicuro per entrambi è una pianta unica e fondamentale. Da noi la si studia anche come possibile trattamento dei deficit cognitivi, in primis l’Alzheimer, e problemi di memoria. In modo più preciso, si stanno studiando le piante cui l’Ayurveda attribuisce proprietà nootropiche, o come dicono gli anglosassoni ‘brain boosting’.
Inoltre, le varie specie di Terminalia si distinguono per il potere antibatterico e virale, come antidiabetico, antimicotico, digestivo, eccetera. Tutto questo non è stato ancora approfondito nei termini scientifici. In linea generale, dal quadro che emerge la pianta si configura come un possibile contrasto alle malattie degenerative, legate all’invecchiamento. Ma anche contro infezioni e infiammazioni.