Su quest’isola del Pacifico si registra un’elevatissima presenza di centenari. Possiamo trarne una lezione?
Non è solo la longevità a colpire, ma anche il fatto che le persone dell’isola rimangono attive e in buona salute molto a lungo. Su questo “caso” da manuale è impegnato da molti anni uno stuolo di ricercatori, giapponesi e non: si cerca di capire qual è il segreto degli abitanti. In maggioranza, gli studiosi ritengono che il fenomeno si debba ascrivere all’alimentazione, che è molto particolare. Andiamo a vedere quindi che cosa, e come, si mangia sull’isola.
La cultura alimentare di Okinawa si fonda su 3 principi:
1 – Nuchi gusui: “Cibo medicina”
Loro vedono il cibo come una medicina, si curano anche col cibo.
2 – Hara hachi bu: “saziarsi all’80 per cento”
Bisogna alzarsi da tavola ancora con un leggero appetito. Questo comporta che gli okinawesi assumono una quantità di calorie inferiore rispetto a noi, e agli altri paesi asiatici sviluppati.
3 – Kuten gwa: “porzioni piccole”
Mangiare piccole porzioni di diverse pietanze piuttosto che una sola grossa porzione di un unico alimento. In altre parole: variare la dieta.
Naturalmente, poi, anche le loro scelte alimentari sono peculiari. Ma prima di vederle, osserviamo come ad Okinawa si persegua tradizionalmente una sorta di regime di restrizione calorica. Non digiunano ma incorporano l’idea che la fame non vada del tutto soddisfatta.
Che cosa mangiano?
Si nutrono soprattutto di verdure, cereali integrali, alghe e pesce. Tecnicamente non sono vegetariani anche perché consumano carne (maiale), sebbene raramente.
La base dell’alimentazione di Okinawa è il riso integrale, che cuociono più spesso al vapore. Questo riso è presente ad ogni pasto e i pasti sono tre al giorno: colazione, pranzo, cena. In alternativa servono la “soba”, cioè un impasto di grano saraceno integrale.
Molto rappresentate sono le verdure. Si usa iniziare i pasti con una ciotola di verdure crude. Ma le verdure vengono anche cotte al vapore o saltate nel wok. Poi portano in tavola cavoli, carote, rape, germogli di bambù, funghi e la loro zucca (goya).
Importante la soia, che consumano sotto forma di tofu, miso, natto e salse.
Importante anche il pesce e i frutti di mare che compaiono nei piatti 3-4 volte alla settimana.
Si usano molto le alghe (kombu, nori e hijiki): entrano nelle zuppe, si intingono nelle salse, si fanno saltare e insaporiscono il pesce.
Infine rispetto a noi escludono o limitano fortemente alcuni alimenti.
Poca carne. Ma soprattutto tradizionalmente non esiste l’abitudine di assumere latte e latticini. Anche i dolci sono ridotti al minimo. E persino la frutta: si coltiva poco ed è considerata un cibo quasi di lusso.
La bevanda di gran lunga più popolare è il tè verde.