In Sardegna si registra una delle più alte concentrazioni di centenari al mondo. Alcuni ricercatori sono impegnati a scoprire la “formula”.
Oltre alla genetica, anche l’alimentazione concorre alla longevità. La dieta nella Sardegna rurale si basa su formaggi, verdure dell’orto, frutta degli alberi dietro casa e vino. Tradizionalmente si producono in casa. Di recente, uno studio dell’università di Sassari ha dimostrato che quei prodotti hanno un valore nutrizionale di gran lunga migliore degli analoghi venduti nella grande distribuzione. Sarà il sole, sarà il vento, di sicuro non usano la chimica per aumentare la produzione: loro producono in base alle esigenze locali.
Si è creata una task force per carpire il segreto dei centenari sardi, il progetto AKeA. Il leader del progetto è il professor Luca Deiana, biologo molecolare dell’università di Sassari. «L’alimentazione locale si basa ancora sull’autoproduzione ed è molto più ricca di nutrienti utili alla prevenzione dei prodotti della grande distribuzione». Si parla di quasi il triplo di antiossidanti, flavonoidi e polifenoli. Lo stesso accade per il vino dei vignauoli di paese: contiene quantità elevatissime di resveratrolo.
Ma c’è dell’altro.
«Il latte delle pecore degli allevamenti bradi – spiega Deiana – contiene bacilli molto particolari: diversamente da quelli che si trovano in altri latticini questi bacilli resistono all’acidità gastrica. Rimangono attivi e continuano a produrre sostanze che aiutano a tenere sotto controllo il colesterolo, per esempio». Anche gli omega-3 e altri grassi protettivi sono naturalmente presenti in quantità ingenti nei prodotti sardi fatti in casa.
E’ indubbio che anche la genetica abbia un ruolo nella longevità, molto importante: «Ma anche la generosità della nostra terra ha contribuito all’impresa: non avremmo questi record di longevità solo con la genetica», precisa Deiana.
Quale record?
In Sardegna, anche oggi la percentuale di centenari è il triplo di quella dei paesi occidentali. Il record di longevità appartiene alla Sardegna, almeno tra i casi sicuramente documentati dalle ricerche sulle anagrafi e negli archivi delle parrocchie. Si tratta di un uomo nato nel 1718 e morto nel 1842, che si è risposato a 110 anni. Ha vissuto 124 anni. Non è documentato invece, il caso del famoso pastore caucasico Muslumov, che si è guadagnato la fama di uomo più longevo di sempre, nutrendosi solo di yogurt.
Secondo Deiana, oltre ai geni e all’alimentazione, la longevità sarda dipende anche da un terzo fattore: «I centenari – dice – hanno un carattere meraviglioso, allegro. Amano dire che quando una persona canta e balla non pensa a far del male. Sono amati dalla famiglia e da tutto il paese. E sono convinto che questo affetto, questo stare bene nell’ambiente, fa parte del “pacchetto” che contribuisce alla longevità».
Si attendono i dati definitivi del Progetto AKeA, uno studio ormai famoso a livello internazionale. Ne riparleremo sicuramente, AKeA è una sigla che sta per “A Kent’Annos”, espressione sarda per augurare lunga vita.