Non è certo una novità che la carne, in particolare quella rossa, non faccia propriamente bene per la salute. A ribadirlo, un editoriale pubblicato su una delle riviste scientifiche più prestigiose, il Journal of the American Medical Association (Jama), che ha approfondito i risultati di una ricerca condotta seguendo, per sei anni, le abitudini alimentari di oltre 73mila avventisti del settimo giorno statunitensi e canadesi.
Il campione, che ha compilato un dettagliato questionario sulle proprie abitudini alimentari, è stato diviso in 5 gruppi: onnivori, semi-vegetariani (una fettina di carne ogni tanto), pesco-vegetariani (un po’ di pesce e frutti di mare), latto-ovo-vegetariani (vegetariani che si alimentano anche di latte e uova) e vegani (nessun prodotto di origine animale). Alla conclusione dello studio, durato sei anni di studio, si sono registrati 2570 decessi. Ebbene, analizzando le preferenze in cucina di chi è passato è miglior vita, è emerso chiaramente che c’è una stretta correlazione tra scelte alimentari e rischio di mortalità. Nel dettaglio, rispetto agli onnivori, la probabilità di morire si riduce del 19 per cento nei pesco-vegetariani, del 15 per cento nei vegani, del 12 per cento nei latto-ovo-vegetariani e del 9 per cento nei semi-vegetariani. “La carne è un alimento di cui si può e si dovrebbe fare volentieri a meno” ha sottolineato nell’editoriale Robert Baron, professore di medicina dell’università di San Francisco e vegetariano da quasi cinquant’anni. “ Attenzione, però: non c’è soltanto la carne da eliminare dalla dieta quotidiana. Bevande zuccherate, cereali non integrali, grassi saturi e insaturi hanno lo stesso effetto nefasto sulla nostra salute”.