Quando pensiamo a un trauma, la mente recupera immagini di eventi drammatici: un incidente, un’aggressione, la perdita di una persona cara. Tuttavia possono costituire esperienze traumatiche anche situazioni di vita ritenuti normalmente “comuni”. Quello che caratterizza la drammaticità di un evento, infatti, non è l’evento in se stesso, ma dipende da come noi lo percepiamo e dalla nostra capacità di farvi fronte.
Il trauma non risiede nell’evento ma nel nostro sistema nervoso
Il trauma è, di fatto, una delle più frequenti cause di sofferenza. Ma spesso, proprio perché sottovalutato o non riconosciuto, non viene preso in seria considerazione nei percorsi di cura. Niente di più sbagliato: non è la natura o il ricordo dell’esperienza a poter essere cambiato, ma il nostro modo di guardare e di reagire ad essa. Un’esperienza dolorosa non elaborata può addirittura sfociare in un disturbo psichico importante: il Disturbo Post Traumatico Da Stress. Nel DPTS la persona, a distanza di almeno un mese dall’evento critico, può sperimentare ricordi spiacevoli e ricorrenti, evitamento degli stimoli associati al trauma, iperattivazione, irritabilità, difficoltà di concentrazione e del sonno.
Le esperienze traumatiche e stressanti nel flusso della vita
A fronte di un pericolo o di una minaccia l’essere umano, come tutti gli altri mammiferi, reagisce con una risposta di allerta, di mobilizzazione o di immobilizzazione e di successivo rilascio dell’energia accumulata. Quest’ultima fase, di scarica energetica, è fondamentale per la risoluzione funzionale della risposta alla minaccia. Si tratta di un normale processo biologico, che nel mondo animale si ripete quotidianamente. Tuttavia raramente in natura capita di incontrare animali traumatizzati.
Che cosa differenzia l’essere umano dal resto dei mammiferi?
Nel caso dell’uomo accade a volte che la fisiologica risposta al pericolo sia inibita, per ragioni di natura culturale, sociale o psicologica. La grande attivazione dell’organismo, quindi, non riesce a trovare uno sfogo e rimane “bloccata” andando ad alimentare il disagio e i sintomi della persona. Ciò spesso accade quando a fronte di una minaccia, non avendo possibilità di lottare o scappare, rispondiamo con la sola strategia che ci rimane: il “congelamento” (freezing).
Come funziona Somatic Experiencing™
Concretamente, il lavoro con Somatic Experiencing™ prevede l’intervento di un facilitatore che, all’interno di un contesto relazionale accogliente, sicuro ed empatico, “guidi” il cliente. Quest’ultimo è invitato a riconoscere, ascoltare, seguire le tracce delle sue sensazioni corporee e viene aiutato a “scongelare” gradualmente e a favorire la scarica delle risposte rimaste bloccate. L’obiettivo di ogni sessione è quello di “allenare” la persona a contattare, contenere ed elaborare piccoli parti dell’esperienza traumatica, rinforzando le sue risorse e potenziando le innate capacità di autoguarigione del suo sistema.
Aumenta la resilienza
Ciò che accade lavorando con Somatic Experiencing™ è che la persona acquisisce gradualmente e delicatamente una maggiore capacità di sentire, di tollerare le proprie reazioni rispetto a situazioni anche critiche. Aumenta il suo senso di efficacia, di integrità, riappropriandosi della propria innata capacità di autoregolazione. In termini più tecnici, ciò che accade è che aumenta la resilienza del soggetto, ovvero la sua capacità di far fronte alle difficoltà che la vita, o prima o dopo, pone dinnanzi. Somatic Experiencing™ consente di fare esperienze correttive rispetto a quelle di congelamento, impotenza, paura, e ciò aumenta la vitalità delle persone, la loro resistenza allo stress, ripristina un equilibrio interiore e la capacità di rimanere nel momento presente, l’unico cui realmente si appartiene.
Un approccio integrato alla salute psicofisica
Rispetto agli approcci più psicologici o anche rispetto a certe tecniche più catartiche ed espressive, Somatic Experiencing™ offre un’opportunità dolce ma allo stesso tempo profonda e potente di rielaborare le esperienze traumatiche e di rinforzare le risorse e il senso di efficacia personale delle persone. Non si focalizza sulla rielaborazione di ricordi e pensieri, ma lavora con le sensazioni che emergono istante per istante dentro di noi, in riferimento a situazioni o esperienze vissute.
In arrivo cambiamenti profondi
Il tipo di lavoro è quindi radicato nell’esperienza corporea ma prevede anche l’integrazione di quest’ultima nel nostro più ampio sistema di credenze, di valori, di modelli di comportamento. Ecco perché può promuovere cambiamenti profondi: perché le sue modalità di intervento sono molto concrete e agiscono a più livelli sul nostro intero organismo. Il recupero di un’attenzione delicata, lenta, accogliente alle esperienze corporee – anche quelle più penose – è necessario e imprescindibile nel percorso verso la salute e il benessere di ciascuno di noi.