Vi segnaliamo un nuovo studio, uscito pochi giorni fa, che comprova l’efficacia dello Yoga contro la lombalgia. Made in Germany.
Ecco altre prove. Gli autori tedeschi, dell’università di Duisburg-Essen, hanno individuato una decina di studi clinici in cui lo Yoga è stato utilizzato nei pazienti con mal di schiena. Hanno compattato i dati, li hanno esaminati statisticamente e sono giunti a una conclusione chiara. Riassumiamo i risultati:
– Lo Yoga è efficace a breve termine (alcuni giorni dopo la pratica) nel ridurre il dolore e la disabilità. Inoltre, si nota un miglioramento generale delle condizioni di salute. La vita ricomincia ad essere attraente.
– Anche a lungo termine si nota un indiscutibile miglioramento sul dolore, segno che lo Yoga agisce in profondità. Diminuisce anche la disabilità a lungo termine, anche se in grado minore.
– Nessun evento avverso, la pratica è sicura.
– Lo Yoga può essere raccomandato come un’efficace terapia integrativa ai pazienti che soffrono di lombalgia.
E’ vero che i maestri Yoga sono da sempre consapevoli di questi effetti. Tuttavia, ben vengano i riscontri scientifici perché abbattono le barriere di scetticismo ancora presenti in alcuni ambienti.
Lo studio è stato pubblicato su un giornale per specialisti di terapia del dolore: The Clinical Journal of Pain:
http://journals.lww.com/clinicalpain/Abstract/publishahead/A_Systematic_Review_and_Meta_analysis_of_Yoga_for.99694.aspx
Lo stesso gruppo di ricerca due mesi fa aveva firmato uno studio sullo Yoga contro il mal di collo, anche in questo caso ottimi risultati.
Eccoli.
Lo Yoga è stato confrontato con un programma di esercizio avanzato, spesso prescritto ai pazienti con mal di collo cronico. Lo Yoga è più efficace sia nel ridurre il dolore, che nel contenere il grado di disabilità. I pazienti cioè riescono a svolgere attività messe a repentaglio dal dolore continuo. Aumenta pertanto anche la qualità di vita. Lo Yoga – concludono gli autori – influenza lo stato funzionale dei muscoli del collo, che tornano a lavorare meglio, e alza la soglia del dolore: lo stesso stimolo doloroso non viene percepito come tale dal cervello.
http://journals.lww.com/clinicalpain/Abstract/publishahead