Anche la medicina convenzionale comincia ad accorgersi che la pratica Yoga, insieme alle tecniche di respirazione Pranayama, può davvero aiutare le persone con gravi malattie polmonari.
Parliamo di persone che, in pratica, non riescono più a respirare. Fumo, inquinamento, continue infezioni a lungo andare danneggiano irrimediabilmente i polmoni. Non c’è farmaco che tenga, e alla fine per guadagnare tempo si ricorre alla bombola d’ossigeno. Malattia terribile, più diffusa di quanto si pensi.
Anche il camminare risulta difficoltoso. I muscoli hanno bisogno d’ossigeno ma l’ossigeno non arriva perché i polmoni non funzionano. Chi ha avuto un malato di questo tipo in casa sa cosa vuol dire.
Ora una nuova ricerca dimostra che bastano tre mesi di pratica Yoga/Pranayama per permettere a queste persone di tornare a camminare senza entrare in apnea. Per le persone sane può sembrare poco, per le persone ammalate cambia radicalmente la loro vita. Possono uscire di casa, andare a prendere il giornale, fermarsi al bar, scambiare quattro chiacchiere.
Parliamo di una ricerca Cochrane. Si tratta di un’organizzazione di scienziati, duri e puri, che rivedono le ricerche fatte da altri e dicono quello che devono dire senza guardare in faccia a nessuno. Sono molto temuti, anche perché non hanno problemi a rigettare l’impiego di farmaci, senza curarsi degli interessi delle case farmaceutiche.
Recentemente si sono occupati di tecniche di respirazione per i pazienti con gravi malattie respiratorie. Nel loro stile, secco e preciso, i revisori Cochrane ammettono che questi esercizi di respirazione possono essere utili per migliorare la tolleranza all’esercizio in alcuni pazienti con gravi broncopneumopatie. In questi casi non si può nemmeno consigliare di fare attività fisica, perché queste persone non sono in grado.
Effetti collaterali non ce ne sono.
In conclusione, si dimostra che la tecnica Yoga e Pranayama, se ben eseguita, è utile anche per condizioni cliniche estreme. Ma naturalmente, è da consigliare a tutti, e per tanti motivi. Può essere una scoperta che cambia la vita.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23076942