La medicina insegna che i vaccini sono stati e sono indispensabili e preziosi nelle infezioni gravi che non si potevano o non si possono curare, mentre nelle infezioni curabili o comunque non gravi vanno valutati nei singoli casi secondo il rapporto costi/benefici.
La vaccinazione comporta sempre dei rischi, motivo per cui la scienza raccomanda di stabilire di volta in volta il rapporto rischio beneficio.
Nel caso del CoViD-19, il vaccino non è indispensabile trattandosi di un’infezione curabile e non grave, con una letalità inferiore all’1% (0,2 – 0,6% per la prima ondata, nella stima di Giorgio Palù, versus il 10% della SARS e il 37% della MERS; ridottasi ulteriormente con la variante omicron, mentre i rischi vaccinali si sono presentati alti fin dall’inizio.
La Medicina del buon senso insegna che, quando possibile, le infezioni si curano con i farmaci, mentre, se non c’è cura, si cercano di prevenire con i vaccini. Si dovrebbero vaccinare solo le poche infezioni che non si possono curare, ma in questo modo l’industria perderebbe un business colossale.
Sono note, inoltre, le estreme difficoltà obiettive a realizzare un vaccino per virus a RNA a catena singola, categoria che comprende tutti i coronavirus. Quanto detto poiché la loro instabilità genetica determina continue mutazioni (dette quasispecie) che ostacolano la produzione di vaccini, mettono ad alto rischio di complicanze, funzionano poco e possono causare vaccino-resistenza.
Non si dovrebbe mai vaccinare durante un’epidemia, soprattutto con questi tipi di virus, “poiché il virus reagirà mutando, producendo varianti che saranno sempre più veloci di noi”. Più si vaccina, più si formano quasispecie, una storia infinita che mantiene l’epidemia oltre ogni limite. Le varianti si chiamano “mutazioni di fuga dal vaccino”. Intensificando la pressione selettiva sul virus, aumentano le varianti e la mortalità.
Con questi tipi di virus non si riesce nemmeno a raggiungere l’immunità di gregge, poiché all’aumentare della copertura vaccinale accresce ulteriormente la spinta selettiva dei mutanti verso forme resistenti ai vaccini, rendendo superflua la vaccinazione e incrementando la selezione dei più patogeni e lo si è visto dalle prime vaccinazioni.
La CoViD-19 inizia quasi sempre come infezione di modesta entità, del tutto curabile, anche senza vaccino.
Di conseguenza, i vaccini per la CoViD-19 non sono affatto indispensabili, dimostrandosi, nella realtà, cosi come sono stati utilizzati, inutili e controproducenti dal momento che stimolano le varianti.
I vaccini CoViD-19 sono stati autorizzati dalla Commissione Europea in via condizionale ai sensi del Regolamento CE 507/2006, che all’art. 8 prevede, come condizione necessaria per il loro uso legittimo, un rigoroso obbligo di informazione da parte delle autorità sanitarie e dei sanitari coinvolti nella campagna vaccinale. Invece, le autorità sanitarie non hanno sufficientemente informato i vaccinandi sull’assenza di certi studi e sull’impossibilità di garantire efficacia e sicurezza e lo stesso vale per il personale vaccinatore. Le autorità e il personale non hanno mai illustrato i pericoli ai quali l’inoculando si stava per esporre, quando invece sarebbe stato un loro preciso e puntuale dovere etico, oltre che legale. Scrive Timothy Cardozo: “Tutti i vaccini CoViD-19 (proteici e genomici) possono sensibilizzare a malattie più gravi e all’ADE; i vaccini per SARS, MERS, Dengue e RSV non sono mai stati approvati per questo motivo e questo rischio è sufficientemente oscurato nei protocolli di sperimentazione clinica e nei moduli di consenso e il paziente non può avere un’adeguata comprensione di questo rischio, che dovrebbe invece essere divulgato”. La popolazione è stata vaccinata senza un’adeguata comprensione dei rischi ai quali si stava esponendo, dal momento che nemmeno i moduli di consenso hanno mai chiarito che tali vaccini espongono a vari tipi di pericoli con conseguenze anche gravi e letali. Né questi rischi sono mai stati esplicitati.
Gli studi preclinici sulla tossicità generale e riproduttiva sono stati effettuati solo sui topi, inoltre non sono stati eseguiti studi di genotossicità e di cancerogenicità sull’uomo, con rischio d’infertilità per lesioni all’apparato riproduttivo e per i quali andrebbe applicato il principio di precauzione. Anche se le prove di genotossicità e cancerogenicità non sono state eseguite poiché l’OMS ha stabilito che possano essere evitate nel caso dei vaccini in genere, lo si doveva specificare in modo chiaro nel consenso da firmare. Si può considerare informato un consenso che nasconde dati così importanti e noti? Il 25 febbraio 2022 è stato pubblicato uno studio che solleva preoccupazioni sul rischio di genotossicità. Non solo la popolazione non è stata informata, ma è stata contro-informata e il messaggio passato alla popolazione è stato: la CoViD-19 è un’infezione incurabile, per cui se ti contagi, muori. Perfino il presidente del Consiglio ha impropriamente dichiarato, alla conferenza del 22/7/21: “Ti ammali, muori. Ti ammali, contagi. Lui, lei muore. Questo è” .
Inoltre, ed è gravisimo, non sono stati effettuati studi d’interazione con altri medicinali o con altri vaccini. Di recente, infatti, si è visto che questi sieri possono interferire negativamente con farmaci assunti dal soggetto. Non sono stati effettuati studi sulla farmacocinetica dei suddetti vaccini e non è noto se possano essere trasmessi per via cutanea o respiratoria, né se vengano escreti attraverso il latte materno.
Trovi l’articolo completo, a cura della redazione, sul numero 118 de L’altra medicina.