Il tratto cervicale della colonna vertebrale (rachide cervicale nella sua definizione più corretta) è quel segmento della colonna
che, dal punto di vista osteoarticolare, va dalla nuca (o osso occipitale) alla 7°/8° vertebra cervicale. Nella vulgata comune, la parola “cervicale” è molto spesso usata per indicare una patologia; è un errore molto diffuso che, ad onor del vero, anche molti sanitari del settore utilizzano per convenzione.
Articolo tratto dal N° 143 – L’Altra Medicina
INTRODUZIONE
Il tratto cervicale della colonna vertebrale ha il compito di sostenere la testa, compito alquanto impegnativo ed importante perché al contempo la muove in quasi tutte le direzioni (e spesso ci si dimentica che la testa è una parte del corpo molto pesante!); si aggiunga, poi, che la testa non appoggia al centro della colonna cervicale, ma è spostata in avanti. Questa particolare posizione, dal punto di vista funzionale, fa della testa una parte molto mobile e veloce e permette una serie di movimenti complessi e particolari, mentre un appoggio al centro la renderebbe rigida e lenta. Per ottenere queste importanti funzioni, cioè grande mobilità e velocità, abbiamo però un costo elevato in termini di sovraccarico e “consumo” articolare che specificherò più avanti.
Dal punto di vista funzionale, per poter soddisfare le complesse richieste motorie, il tratto cervicale è supportato da un sistema di legamenti, tendini e soprattutto di muscoli a dir poco eccezionali: si definisce “sistema cervicobrachiale” tutto quell’insieme di ossa, articolazioni, muscoli e tendini che comprende la regione cervicale, la parte alta del dorso e la radice delle braccia (compresa la “famosa” cuffia dei rotatori, sistema di sostegno e di movimento formato da quattro muscoli che originano dalla scapola e confluiscono con altrettanti quattro tendini in una unica inserzione nella parte alta dell’omero, di cui parleremo in un articolo dedicato).
PROBLEMATICHE CRONICHE DELLA COLONNA CERVICALE
In una distinzione clinica classica, le problematiche del rachide cervicale si distinguono in croniche ed acute; cercherò poi di inquadrare la problematica in ambito sportivo. Inizio dalle patologie croniche che sono, ahimè, le più conosciute e le più diffuse. L’aspettativa di vita sempre più lunga e molto spesso non in salute, la persistente sedentarietà, atteggiamenti e posizioni scorrette mantenute per tempi protratti, la poca (per non dire nulla) tendenza ad effettuare esercizi specifici compensativi, portano ad una situazione di “iperconsumo” dei dischi intervertebrali che si traduce nel fenomeno, solo per certi versi legato all’invecchiamento, dell’artrosi ma anche e soprattutto ad una spiccata rigidità funzionale del sistema collo–testa, con
difficoltà a ruotare il capo in tutte le direzioni, oltre alla limitazione nell’inclinazione anteroposteriore e laterale.
Questa situazione genera, non solo in individui di età avanzata ma anche in soggetti anche relativamente giovani (50-60anni), una serie di sintomi quali cefalee, ronzii alle orecchie (tecnicamente detti acufeni) e perdita dell’equilibrio, associata o meno a vertigini, nonchè dolore cronico spesso invalidante che purtroppo può portare ad un elevato consumo di antinfiammatori e analgesici anche per periodi prolungati.
Contrastare il naturale evolvere dell’invecchiamento delle articolazioni è praticamente impossibile, ma sicuramente è possibile mantenere fino in tarda età un accettabile grado di flessibilità ed un buon tono muscolare! Va detto subito che le nostre articolazioni sono progettate – per così dire – a “tempo” e solo la moderna chirurgia sostitutiva ha permesso un prolungamento funzionale delle articolazioni attraverso l’impianto
di raffinate artroprotesi meccaniche (anca, ginocchio e, meno frequentemente, spalla).
IMPORTANZA DELLA COLONNA VERTEBRALE
Per quanto riguarda la colonna vertebrale, invece, la situazione
è certamente molto più complicata. La colonna vertebrale, e quindi anche il tratto cervicale che è forse il più delicato ed esposto a rischi, dà alloggio ad un “tubo/canale” formato dal susseguirsi
dei corpi vertebrali (sovrapposti come mattoncini) e dei loro prolungamenti posteriori, al cui interno decorre il midollo spinale (da non confondere con il midollo osseo contenuto nelle ossa lunghe e deputato ad altri scopi) che è una specie di cavo elettrico di calibro importante che porta in periferia tutte le informazioni/comandi generati dal cervello; attraverso i forami intervertebrali, dalla colonna fuoriescono infatti tutti i nervi (o fili elettrici, come mi piace semplificare) che permettono al nostro corpo di funzionare, sia per la parte motoria che a livello viscerale. Con queste caratteristiche anatomiche e funzionali, ad oggi, le attuali conoscenze tecnologiche non permettono una protesi sostitutiva della colonna vertebrale, né in modo settoriale né in toto. L’unico modo per mantenere funzionale l’articolazione è quello di averne cura attraverso semplici accorgimenti che, essendo tali, spesso ci si scorda di mettere in atto, fatto salvo quando ci rendiamo conto di non riuscire più a muovere la testa, oppure accusiamo il classico dolore o blocco muscolare! In questo articolo non suggerirò esercizi per la prevenzione ed il mantenimento funzionale della colonna cervicale, dato che sono conosciuti e divulgati in ogni dove: dirò solo che bisogna farli, giornalmente o almeno il più spesso possibile! In alternativa può essere molto utile (e non solo per il tratto cervicale, ma per l’intera colonna vertebrale) frequentare con regolarità buoni corsi di pilates, yoga e stretching dove un valido insegnante possa aiutare nella esecuzione di esercizi per allenare il tono, la mobilità e la flessibilità dei nostri muscoli e articolazioni. Solo così potremo evitare, o ridurre al minimo, il consumo di farmaci soppressivi (analgesici e antinfiammatori) che, come è bene ricordare, non sono in grado di curare ma si limitano soltanto a ridurre i sintomi (provocando – se assunti frequentemente e a lungo – danni talvolta anche severi a diversi organi ed apparati).
PROBLEMATICHE ACUTE DELLA COLONNA CERVICALE
Le problematiche acute della colonna cervicale riguardano – nella
vita di tutti i giorni – i traumi diretti dovuti ad incidenti stradali, cadute dall’alto (anche da incidenti sul lavoro), giochi spesso finiti male (piscina) e talvolta purtroppo hanno conseguenze estremamente gravi, come la tetraplegia, cioè la perdita funzionale del movimento del corpo per effetto di una lesione permanente al midollo spinale che – nel caso del tratto cervicale – comporta la perdita di quasi la totalità del movimento che va dalle braccia alle gambe (lasciando, aggiungo, drammaticamente la persona completamente capace di intendere e volere… e cosciente del proprio stato…). Alcuni traumi acuti possono anche verificarsi cadendo su oggetti domestici (tavolini, sedie, ecc.) in conseguenza di svenimenti, perdita di coscienza, improvvisi cali di pressione. In particolare, ho avuto modo di essere testimone di una perdita totale del controllo del proprio corpo in soggetti giovani ed atletici con diabete di tipo 1 in un momento di ipoglicemia reattiva per un
errore nel dosaggio dell’insulina; in questi casi il soggetto può diventare completamente inerte e la testa subisce un trauma violento simile al trauma da tamponamento stradale, conosciuto
come “colpo di frusta”.
COLONNA CERVICALE E SPORT
Per trattare l’argomento dei traumi della colonna cervicale in ambito sportivo, è doveroso fare una importante premessa: durante l’attività fisica, fisiologicamente il controllo della testa e del collo è massimo e questo riguarda tutti gli sport. In questa situazione di controllo e di grande tenuta muscolare, è dunque particolarmente difficile che possano accadere delle lesioni gravi, ma non impossibile. Nella storia dello sport si sono verificati, infatti, traumi nei tuffi diretti al trampolino, nonché cadute da perdita di coscienza per i più svariati motivi. Lo sci da discesa, con i moderni sistemi di sicurezza, si è evoluto a tutela dell’atleta lanciato a velocità molto elevate, riguardo alle parti corporee più a rischio, quali schiena, collo e testa, mentre in passato si sono verificati incidenti veramente invalidanti per la mancanza di questi ausili.
Anche senza che ci siano fratture e lesioni del midollo (evenienze severe e gravissime ma per fortuna non frequenti) le conseguenze meccaniche, cioè la perdita della naturale conformazione anatomica, di un trauma cervicale sono quasi sempre irreversibili.
La rettilineizzazione della fisiologica curvatura postero–anteriore,
chiamata lordosi cervicale (quella caratteristica curva in avanti che si trova sotto la nuca, gergalmente chiamata “coppino”), cambia completamente la meccanica e le forze muscolari, tendinee e legamentose, instaurando un processo di adattamento che può avere tempi più o meno lunghi ed è soprattutto individuale. Normalmente, dopo un trauma di una certa intensità, ci si trova a convivere con una limitazione funzionale e con una dolorabilità ciclica.
I trattamenti fisioterapici del tratto cervicale sono indicati sia nelle patologie acute che in quelle croniche ed hanno lo scopo di riabilitarlo, recuperando flessibilità e mobilità e riducendo la componente dolorosa; peraltro, restano fondamentali per tutti
gli esercizi per mantenere la colonna in salute. Ovviamente la loro messa in atto resta lo scoglio più difficile: solo quando abbiamo un ritorno della problematica ci ricordiamo degli esercizi e del fisioterapista… ma siamo umani, anche il fisioterapista!
Massimo Ranica
Si occupa di fisioterapia, di riabilitazione e anche di attività motoria.
Massimo Ranica
Si occupa di fisioterapia, di riabilitazione e anche di attività motoria.